Giornata per l'aborto sicuro: firmare non basta, ora scriviamo all'UE
cristiangcel
- 3 minutes read - 520 wordsOggi, 28 settembre, ricorre la Giornata internazionale per l’aborto sicuro: un diritto che l’OMS, in modo inequivocabile, definisce un componente essenziale del diritto alla salute e la cui mancanza viola una serie di diritti umani fondamentali.
L’anno scorso, con determinazione e con l’obiettivo di migliorare le condizioni delle donne nell’UE, ho sostenuto e condiviso attivamente – sia nella vita reale che in quella digitale – la campagna per l’accesso all’aborto sicuro “My Voice My Choice”. Questa iniziativa ha raccolto oltre 1 milione e 100mila firme, diventando la petizione UE con la crescita più rapida della sua storia.
Vietare l’aborto sicuro, non significa ridurre il numero di aborti, ma significa solo renderli clandestini e mortali. È un dato di fatto incontrovertibile, supportato da decenni di ricerche e rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: dove l’aborto è limitato o criminalizzato, le donne non smettono di cercarlo. Sono semplicemente costrette a rischiare la vita.
L’OMS stima che ogni anno, nel mondo, ben 39 milioni di donne ricorrono all’aborto in condizioni di insicurezza. Di queste, circa 7 milioni sono costrette a complicanze che richiedono cure mediche e, tragicamente, le morti materne per aborto clandestino sono tra le 22.000 e le 31.000 all’anno.
Questi non sono numeri astratti: sono donne, con nomi, volti e storie, che muoiono atrocemente per setticemie, emorragie e danni agli organi interni. Sono vittime di una legislazione che, nella pratica, le ha condannate a morte, trasformando una procedura medica di routine in un’azione potenzialmente letale. Garantire l’aborto sicuro non è una questione di ideologia, ma di sanità pubblica e di sopravvivenza.
Tuttavia, oggi lo spettro di certi gruppi cosiddetti “pro-vita” – che, con una strategia sempre più radicale e con l’appoggio di gruppi estremisti interni al governo, operano persino all’interno dei consultori per minare l’applicazione concreta delle leggi sull’aborto – continua a minacciare questo diritto, riducendo la donna a una mera incubatrice e violando il suo diritto a essere libera da trattamenti crudeli, inumani e degradanti, come l’essere costretta a portare avanti gravidanze derivate da stupro o che mettono a rischio la propria vita.
Sono gli stessi gruppi che, troppo spesso, non mostrano un reale interesse per la vita della madre o del bambino dopo la nascita, né per i minori coinvolti in conflitti come quello in Palestina o in altre crisi internazionali (tra cui le vittime del fenomeno migratorio nel Mediterraneo), o per i bambini che subiscono abusi e abbandono. La loro agenda sembra concentrarsi principalmente sul controllo del corpo della donna, rivelando una visione fanatica e religiosa che riduce la donna a oggetto di dominio, sottomessa a pretese regole divine.
Per questo, se hai a cuore la libertà e l’autodeterminazione, ti chiedo di unirti a me nell’inviare una lettera formale alla Commissione Europea, affinché in questa fase cruciale di analisi della campagna si faccia pressione per la sua piena affermazione.
Non possiamo permettere che l’ideologia di pochi cancelli i diritti di milioni e continui a mietere vittime innocenti in tutto il mondo: la posta in gioco è troppo alta.
Invia la tua lettera alla commissione UE cliccando qui