My Voice My Choice: quando la legge 194 non è sufficiente
cristiangcel
- 3 minutes read - 560 wordsGarantire in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea un accesso libero e sicuro all’aborto, offrendo supporto economico alle donne che ne hanno bisogno, è l’obiettivo della campagna “My Voice My Choice”. In occasione della Giornata mondiale per l’aborto sicuro, l’iniziativa ha ottenuto un sostegno senza precedenti sia in Italia che in tutta Europa.
Promossa da oltre 200 organizzazioni, la campagna è diventata la più rapida petizione alle istituzioni europee nella storia. Solo in Italia, il 28 settembre, sono state raccolte 27.100 firme in tre giorni, raggiungendo la soglia minima necessaria, come in altri 10 paesi europei aderenti all’iniziativa.
Questo dato dimostra che la legge 194 non soddisfa le esigenze della popolazione italiana e dei residenti stranieri: una normativa obsoleta, caratterizzata da ostacoli e limitazioni, come l’obiezione di coscienza, che devono essere superati per garantire a tutte le donne l’assistenza medica necessaria per l’aborto e l’accesso ai contraccettivi.
L’obiezione di coscienza rappresenta uno dei maggiori problemi legati all’applicazione della legge 194 in Italia, limitando l’accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza. Molti professionisti sanitari rifiutano di praticare l’aborto per motivi etici o religiosi, creando gravi disagi alle donne in cerca di assistenza.
Questo fenomeno evidenzia una disparità geografica nell’accesso ai servizi e solleva interrogativi sul diritto alla salute e sull’attuazione delle normative vigenti. La mobilitazione crescente e le firme raccolte dimostrano una domanda collettiva di riforma, sottolineando l’urgenza di un ripensamento della legge che garantisca i diritti delle donne e l’accesso senza ostacoli a cure adeguate.
In un contesto in cui i diritti delle donne sono al centro del dibattito pubblico, è chiaro che non si possono vietare gli aborti, ma solo quelli sicuri. Come affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “l’aborto è una questione di salute pubblica e deve essere trattato come tale. Le interruzioni di gravidanza devono essere accessibili, sicure e legali” (OMS, 2021). Le restrizioni spingono le donne verso pratiche pericolose, aumentando i rischi per la loro salute.
La campagna “My Voice My Choice” si propone di garantire l’accesso a servizi di aborto legali e sicuri a tutte le donne, indipendentemente dalla loro situazione economica o dalla regione in cui vivono. L’Unione Europea ha l’opportunità di promuovere normative che rendano l’aborto accessibile e privo di stigma.
È fondamentale affrontare l’obiezione di coscienza, che non dovrebbe ostacolare l’accesso ai servizi. Sebbene la legge 194 in Italia abbia rappresentato un passo avanti, la sua insufficienza è evidente. I dati mostrano che in molte regioni oltre il 70% degli obiettori crea vuoti di servizio, violando i diritti delle donne alla salute.
Molti paesi stanno riformando le leggi sull’aborto per garantire non solo il diritto di scelta, ma anche accesso sicuro a tali servizi. Il crescente sostegno per iniziative come “My Voice My Choice” dimostra il desiderio di cambiamento da parte delle donne. La salute, la dignità e il diritto di scelta devono essere al centro delle politiche pubbliche, affinché nessuna donna sia costretta a cercare aiuti clandestini (e spesso pericolosi) o a rinunciare al proprio diritto alla salute.
La lotta per l’accesso all’aborto sicuro è una battaglia di civiltà che richiede un impegno collettivo. È tempo di rivedere le normative e agire concretamente per garantire a tutte le donne il diritto a una scelta consapevole e sicura, senza compromettere la loro salute o vita.
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